lunedì 5 dicembre 2011

Un po' di umiltà non fa mai male

Faccio una premessa a quello che dirò perché è abbastanza forte: oggi non ho lavorato, sono uscita di mattina a fare delle commissioni e ho passato il pomeriggio a leggere il mio libro, guardare la puntata di ieri di Report perché parlava della gestione dei beni culturali in Italia e fra un po' andrò in palestra. Spero che gli altri colleghi a cui mi rivolgo non abbiano avuto una giornata come la mia, ma che per loro sia stata produttiva.

Facendomi gli affari degli altri su Facebook mi sono imbattuta oggi su qualche post in cui si descrivevano delle "trattative" tra un cliente e una collega interprete. La cliente evidentemente non sapeva assolutamente niente del lavoro dell'interprete, di quanto sia difficile il lavoro da svolgere e di tutti gli sforzi necessari 1) per la formazione del professionista, 2) per la preparazione all'evento di interpretazione che questi deve svogliere e 3) per sostenere l'evento interpretativo (in soldoni, ascoltare e parlare contemporaneamente in due lingue diverse) che a dire la verità è una gran bella fatica.

Ok i clienti tutto questo non lo sanno e spesso pensano che uno che conosce una lingua straniera sia in grado di fare il lavoro dell'interprete, ignorando completamente il problema del passaggio da una lingua all'altra. Ma vedere che un cliente si accerti della qualità del professionista, mi sembra solamente un buon segno, visto che tutti si buttano in questa professione fornendo poi dei servizi scadenti a gente che non vuole pagare il dovuto a un esperto vero e proprio. Se questo cliente poi usa una forma italiana colloquiale per cui la seconda R di interprete si allontana dalla prima trasformando la parola in interpetre per facilitare la pronuncia non mi sembra poi così tanto orribile o ridicolo.

Il nostro è un mondo poco conosciuto purtroppo, la nostra professione come ho detto è per lo più ignorata, ma ignorare anche che nella lingua parlata ci sia questa "deformazione" e per di più riderne, mi sembra assurdo. Soprattutto non mi sembra che sia il  modo giusto per riuscire a convincere gli altri dell'importanza dei nostri servizi, di quanto sia difficile e faticoso il nostro lavoro che solo in pochi sono in grado di fare.

Con questo, cara collega, ti voglio bene e ti stimo molto come professionista. Solo non sono d'accordo sulla tua "uscita" di oggi.

Inserisco qualche voce del dizionario. Così impariamo tutti qualcosa oggi...

Dal Treccani: Interprete
Dal De Agostini: Interprete

1 commento:

La Vale ha detto...

Sono d'accordo con te indubbiamente sull'importanza di documentarsi sulle persone che si 'ingaggiano' per un lavoro che molti non conoscono. Tanto di cappello, è sempre giusto volerne sapere di più. E ovviamente concordo anche sul rispetto del fatto che molti non sanno come sia complessa e 'tortuosa' la carriera e la formazione degli interpreti. A volte, i post e i commenti su FB sono anche per ridere, no? :)
Non credo si tratti di umiltà, quanto di professionalità nel rivolgersi o chiedere informazioni a dei professionisti. A nessuno di noi passerebbe mai per la testa di non usare l'educazione nella corrispondenza e-mail, inserendo intestazione e saluti, ad esempio, e pertanto se è giusto ammettere che nessuno sa tutto di tutte le professioni, è anche giusto dire che l'educazione è la prima cosa.Come l'umiltà, del resto.