sabato 29 dicembre 2007

germania e natale

Due pensieri che ho messo insieme nelle ultime settimane ma che non ho avuto tempo di comunicare per motivi tecnici.

Il mio viaggio in Germania, più in particolare nel Baden Wuttemberg, era programmato ormai da mesi, e da mesi non vedevo l'ora di rivedere le mie care amiche, Anne e Friederike. Dopo l'esperienza dell'Australia vissuta insieme ci eravamo riviste qui da me, in Toscana tra luglio e agosto. Subito dopo loro mi avevano invitato a dicembre da loro per vedere i famosi mercatini di Natale. Non sono partita molto eccitata a dire la verità: il Natale era alle porte e volevo vivermelo con calma a casa e con gli amici. Ma sono comunque partita. Devo dire che l'aeroporto di Francoforte Hahn è mooooolto lontano da Stoccarda, e questo assolutamente non lo sapevo, lo giuro! Lo avessi saputo avrei preso un altro volo low cost. Invece ho passato la domenica pomeriggio in macchina con Friederike e suo padre che mi erano venuti a prendere. Il giorno dopo e nei giorni seguenti lei doveva lavorare la mattina e frequentare la scuola di specializzazione per insegnanti il pomeriggio. Dire che mi sono sentita sola è poco! Certo i mercatini di Stoccarda erano belli, devo dire i più belli che abbia mai visto, e la città pure è molto bella, ma con la pioggia e la solitudine... Beh più volte in quei giorni mi sono chiesta chi me lo aveva fatto fare. Poi sono andata a finire la settimana a Karlsruhe, la città dove vive e studia Anne, e dove prima studiava Friederike. Lei per fortuna ha avuto più tempo per me, siamo uscite la sera, siamo andate a Colmar, in Alsazia, siamo andate a Heidelberg ecc... Ma la sensazione era veramente strana. Sia con Friederike che con Anne. Sentivo che erano mie amiche, ma più che altro sentivo che erano state mie amiche e che avevamo condiviso tantissimo un anno fa. Ma ora... Ora i nostri discorsi si concentravano sul passato tipo: "ti ricordi quella sera quando andammo a Fremantle a ballare...." ecc... Non abbiamo più cose da condividere purtroppo. E anche se ci raccontiamo la nostra vita attuale, l'altra persona non potrà mai capirla e condividerla. Non credo sia la fine della nostra amicizia questa, ma sono arrivata a credere una cosa che non avrei mai voluto credere prima, specialmente quando ci siamo lasciate a Sydney l'anno scorso. Che prima o poi smetteremo di farci visita, che le nostre strade si sono già divise e non si riuniranno più, e che non ha molto senso continuare a guardare al passato, per quanto esso sia mitico. Tutti questi pensieri li avevo nell'estenuante viaggio di ritorno. Un'ora in treno da Karlsruhe ad Heidelberg, 45 minuti di attesa lì, 2 ore in autobus fino a Francoforte Hahn, l'attesa tipica degli aeroporti, il volo, il ritardo, e 1 ora e 45 in treno da Pisa fino a casa. Sono arrivata a casa esausta e triste, e di certo quando uno fa un viaggio non si aspetta proprio di tornare in questo modo no??

L'altro pensiero riguarda il Natale, di come le generazioni successive alle mie lo vivono. Io sono cattolica praticante (per quanto questa definizione mi faccia schifo), ma vivo la religione con gioia, senza nessuna imposizione. Per me è un esperienza personale, che condivido con alcuni amici che considero fratelli, ma che non discrimina la mia amicizia con altre persone. Questo per dire che il Natale per me non è comprare o ricevere regali, quella sì che mi sembra un'imposizione! Io faccio il regalo a te, se te lo fai a me, però bisogna aver speso la stessa cifra, sennò uno ci rimane male... Ma dai! Ma chi ha scritto che se non spendo 20 euro per la mia amica non le voglio bene!
Insomma la notte di Natale vado in chiesa vestita normalissima, jeans, golf e scarpe da ginnastica. Tutti invece sono un po' più eleganti di me, ma la cosa non mi disturba. Ad un certo punto però arrivano le ragazzine dai 14 ai 17 anni. Sono tutte in tiro, gonna, tacchi, ogni oggetto firmato e nuovissimo. Questa cosa mi ha veramente messo una tristezza enorme. Il Natale per loro si è trasformato in un'ennesima occasione per spillare i soldi ai genitori, per farsi comprare pantaloni (che a me paiono osceni) a 150 o 200 euro, e via dicendo. Per di più appena arrivano cominciano a chiacchierare a più non posso. Io che come ho detto sono una che professa la libertà più assoluta le chiedo perché ci sono venute, se gli altri ovviamente continuavano a chiedere loro di stare zitte, perché andare in un posto dove non si può parlare e dove sicuramente la gente non apprezza il modo in cui ci si agghinda, meglio andare a fare una vasca per il corso no? Perché vengono ad una celebrazione se non gliene importa assolutamente niente? Vengono solo per sfoggiare le scarpe di prada, le cintole di gucci, e le borse di luis vuitton, e per di più hanno solo 14/17 anni!!! Io sono letteralmente scioccata!!! Dopo qualche minuto durante un canto vedo una che guarda intorno, nelle panche nei coretti, e dice all'altra "Peccato, il Corradi non c'è!", ah mi ero dimenticata che frequento la stessa parrocchia di Bernardo Corradi, il calciatore, e che prima che diventasse una celebrità lui si faceva vedere spesso sia alle messe "normali" che a quelle di Natale o Pasqua. Insomma andare alla messa di mezzanotte per loro voleva dire 1) sfoggiare la roba che mammina ha comprato loro, 2) cianciare bisbigliandosi nelle orecchie e 3) sperare che ci sia Bernardo Corradi e sperare che un fratello maggiore, o un amico della sua età glielo presenti. Terribile, terribile, ma perché non siete andate a ballare quella sera? Perché non siete nemmeno capaci di dire ai vostri genitori che non ve ne importa niente? Perché sennò vorrebbe dire essere ribelli, e magari mammina si rifiuterebbe di spendere tutti quei soldi per una borsa, una cintola o un paio di pantaloni. Beh bel ragionamento, brave!

lunedì 3 dicembre 2007

mettere la parola fine

Continua il mio viaggio introspettivo nel mondo delle amicizie virtuali. Questa volta spero di non dare giudizi, come purtroppo mi è capitato di fare in passato, giudizi che poi non hanno fatto altro che richiamarne altri. Oggi voglio solo parlare della mia esperienza come uno scienziato guarda al microscopio vetrini pieni di bachi. Anche in questo caso sembrerò un po' presuntuosa, ma che ci volete fare, uno l'obiettivo se lo pone, se poi non ci si fa... Beh almeno ci abbiamo provato. Ecco qui che vado a iniziare.
La mia lista dei contatti su Windows Live Messenger contiene diverse categorie di amici: ex compagne di scuola, ex coinquiline, compagne di università, amici del gruppo parrocchiale, compagne di viaggio e/o di esperienze all'estero come scambio culturale in USA e overseas in Australia ecc... Con molte di queste persone la conversazione è minima, o addirittura nulla. Con altre invece ci sentiamo spesso per diversi motivi, come il mettersi d'accordo per un incontro serale oppure semplicemente per sapere come stanno e fare due chiacchiere. Se lo scopo è chiedere domande precise, come "Quando ci sono le prove della commedia?", "Stasera esci?" o"Ma te quando preferisci andare a Spinning, il martedì o il lunedì?" è molto facile trovare un modo per concludere la conversazione, perchè essa finisce quando si esaurisce lo scopo per cui era stata iniziata, ovvero quando mi viene comunicato il giorno delle prove della commedia, se l'altra persona esce o no, oppure il giorno in cui vuole andare a spinning.
In altri casi invece la conclusione della chat è più complicata da trovare. Per le persone che non vedo mai soprattutto per motivi logistici, persone che vivono in Germania, Austria, Hong Kong, Singapore, Australia, Danimarca, o più semplicemente in un'altra città italiana, Messenger è l'unico mezzo che ho a disposizione per comunicare con loro. Attraverso Messenger quindi non ci scambiamo informazioni che complementano il nostro rapporto di vita quotidiana, fatto anche di incontri veri e propri, di telefonate e sms, ma ci mettiamo in relazione l'uno con l'altro. Con queste persone si potrebbe parlare all'infinito, o si potrebbe non parlare per niente, non ci sono mezze misure. E' proprio con loro che trovo più difficoltà a interrompere una conversazione. La soluzione adottata più frequentemente è quello di far morire la chat senza un vero e proprio saluto o senza una conclusione. Semplicemente entrambe le parti approvano un tacito accordo che li lascia liberi dall'impegno di dover rispondere al messaggio dell'altro, senza violare quel tabù che è la frase FINE DELLA CONVERSAZIONE. Devo ammettere che questa soluzione mi lascia sempre l'amaro in bocca, perché anche se continuo a studiare, a tradurre, o a giocare a Scarabeo su Facebook, rimane aperta quella finestrella così silenziosa e triste, finché non lascio il computer per fare altre cose o uscire. L'altra soluzione, quella da me adottata più di frequente, è di inventarmi una scusa che mi permettere di concludere lo scambio di informazioni, opinioni ecc... Così dico alla persona dall'altro capo del filo, se così si può dire, "scusa ma ora devo proprio andare mi stanno chiamando", "scusa ma ora mi devo rimettere a studiare", oppure scusa ma ora devo uscire sono in ritardissimo". A volte queste frasi corrispondono a verità, cioè mi stanno davvero chiamando, per esempio per pranzo, oppure è davvero finito il tempo che ho a disposizione per una pausa ora ritorno a studiare ecc... Più spesso però metto il mio status su occupato o addirittura su invisibile per continuare a fare quello che facevo prima, anche se poi non è che sia tanto importante.
Non so quanto sia interessante come intervento questo. Ma è una riflessione che ho fatto in questi giorni, visto che ho avuto numerosi esempi di chat simili. Non so quante persone leggono questo blog, anzi non so nemmeno se c'è qualcuno che lo legge veramente, ma mi piacerebbe sapere le esperienze di altri, così potrò integrare la mia "ricerca accademica" sui rapporti virtuali.